TRAMA – Pensate a un uomo che dimostra quarant’anni, ma che in realtà ne ha più di quattrocento. Un uomo che insegna storia nella Londra dei giorni nostri, ma che in realtà ha già vissuto decine di vite in luoghi e tempi diversi. Tom ha una sindrome rara per cui invecchia molto lentamente. Ciò potrebbe sembrare una fortuna… ma è una maledizione. Cosa succederebbe infatti se le persone che amate invecchiassero normalmente mentre voi rimanete sempre gli stessi? Sareste costretti a perdere i vostri affetti, a nascondervi e cambiare continuamente identità per cercare il vostro posto nel mondo e sfuggire ai pericoli che la vostra condizione comporta. Così Tom, portandosi dietro questo oscuro segreto, attraversa i secoli dall’Inghilterra elisabettiana alla Parigi dell’età del jazz, da New York ai mari del Sud, vivendo tante vite ma sognandone una normale. Oggi Tom ha una buona copertura: insegna ai ragazzi di una scuola, raccontando di guerre e cacce alle streghe e fingendo di non averle vissute in prima persona. Tom deve a ogni costo difendere l’equilibrio che si è faticosamente costruito. E sa che c’è una cosa che non deve assolutamente fare: innamorarsi.
Libro di facile lettura ma, nello stesso tempo, pieno di importanti riflessioni, e con un tono malinconico che si percepisce durante gran parte del racconto.
Quando conosciamo Tom, lui ha 436 anni, ma ne dimostra appena 40. Questo perché soffre di quella che chiamano “anageria”, un disturbo che lo fa invecchiare molto lentamente, circa 15 volte più di una persona normale.
Tom affronta questo suo problema nel periodo della fanaticheria religiosa, nel periodo della caccia alle streghe e assiste al momento in cui, la sua stessa mamma, a causa di un figlio che sembra non cambiare aspetto, viene assassinata perché accusata di stregoneria. Un senso di colpa che accompagna Tom per tutta la durata del racconto e che percepiamo e sentiamo anche noi.
A fornirgli una guida è la società degli Albatros, una specie di sindacato nato per proteggere la gente come Tom dagli Effimera (i normali esseri umani)
“La prima regola è non innamorarsi, ce ne sono altre, ma questa è la principale. Non innamorarsi. Non amare. Non sognare l’amore. Se tieni fede a questa regola andrà tutto bene”
Ma lui era innamorato, eccome. Lo è stato per una sola volta in più di 400 anni.
Intorno a Tom aleggia una sorta di stanchezza e sofferenza. D’altronde come si fa a vivere per 400 anni senza affezionarsi a nessuno, guardando le persone a te care mentre vivono la loro vita invecchiando, ammalandosi (Tom ha un sistema immunitario che gli impedisce di contrarre qualunque tipo di malattia) e morendo? Come si fa a vivere per tanto tempo con la paura di far soffrire le persone che ti vogliono bene? Come si fa a costringerle ad una vita fatta di fughe e cambi d’identità per non destare sospetti?
Ma alla fine arriva la presa di coscienza, quella che, grazie al suo amico Omai, gli permette di cambiare atteggiamento, di aprirsi alla vita senza paure e condizionamenti.
Scopriamo non solo la vita del Tom di oggi, quella di insegnante di storia in un liceo di Londra (un lavoro perfetto per lui, no?), ma anche tutte le altre che ha vissuto, scoprendo come abbia conosciuto e lavorato con personaggi come William Shakespeare e Francis Scott Fitzgerald.
Matt Haig è stato abile a scavare nel tormento interiore del nostro protagonista, e ci fa pensare al significato che il tempo può assumere per ognuno di noi.
Un libro che ho acquistato spinta dalle numerosissime recensioni positive e che non ha deluso le alte aspettative. Una storia bellissima che non posso non consigliare.
“E’ questo il problema del futuro. Non sai. Arrivato a un certo punto devi accettare di non sapere. Devi smetterla di sbirciare avanti e concentrati sulla pagina che stai leggendo”
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