“Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene. anzi: sto benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido. Ho quasi trent’ anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate. Poi torno a casa e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata di mia madre. Mi chiama dalla prigione. Dopo averla sentita, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi. Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E all’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie paure, non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il “tutto” che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene. Anzi: benissimo”
Eleanor Oliphant ha 30 anni e da 9 lavora come contabile presso uno studio di design. Vive sola, mangia sola, adora le parole crociate, a volte parla con Polly, la sua piantina da appartamento. Legge molto, Ragione e sentimento è uno dei suoi cinque libri preferiti. Ha trascorso gli ultimi nove compleanni, Natali e capodanni da sola; ai tempi dell’università aveva una relazione con un certo Declan, un tipo violento capace di spaccarle dodici ossa, ma solo al secondo braccio rotto aveva capito che «le persone che ti amano davvero non ti fanno del male». Ma Eleanor sta bene, anzi benissimo. Soltanto, ogni mercoledì sera, le sue certezze vacillano e riaffiorano i ricordi. Quando riceve la chiamata di sua madre.
Eleanor è bizzarra, straordinariamente brillante, e dice quello che pensa, sempre, senza filtri.
In ufficio è apprezzata per come svolge il proprio lavoro, ma è ritenuta “strana”; non ha mai instaurato alcun legame con i colleghi, finché non conosce Raymond dell’helpdesk, con il quale finirà per instaurare un’amicizia che diventa il centro del romanzo.
Raymond aiuterà Eleanor ad aprirsi al mondo, a tirar fuori la parte più bella di sé e le mostrerà cosa significa avere qualcuno che si preoccupa per te. Grazie a Raymond, e ad una cotta un po’ adolescenziale per il chitarrista di una band, Eleanor comincerà ad uscire dalle sua comfort-zone. Conoscerà nuove persone, e imparerà che a volte è bello prendere la vita come viene, senza programmare nulla.
Ammetto che, nella prima parte del libro, la protagonista si dimostra abbastanza irritante, ma proseguendo con la lettura si viene travolti dalla vita di Eleanor, dai suoi ricordi, dal suo dolore. E si resta affascinati da questa donna, così fragile e forte allo stesso tempo, capace di risorgere dalle sue ceneri, come una fenice.
Il romanzo di Gail Honeyman è l’esordio letterario più venduto di sempre in Inghilterra. Affronta il tema della solitudine, delle conseguenze di un trauma infantile, della sua presa di coscienza e di quanto, un’amicizia profonda e disinteressata possa anche salvarti la vita.
Un libro ben scritto, con un’ottima protagonista ed una serie di personaggi ben delineati e interessanti.
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