Titolo: Beautiful Malice
Autore: Rebecca James
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2010
Prezzo di copertina: 17,50 euro
“Katherine e Alice diventano amiche al liceo. Hanno entrambe una ferita segreta nel proprio passato. Ma solo Alice sa che quel segreto la condurrà a odiare Katherine, a trasformarsi da compagna di una vita a sua possibile carnefice. L’omicidio e lo stupro di sua sorella Rachel, figlia modello, ha distrutto la famiglia di Katherine. Katherine, 17 anni, si trasferisce a Sidney da una zia, per sfuggire al senso di colpa (lei era presente e si è salvata), all’invadenza dei giornalisti e cercare di ricostruirsi una vita normale, nell’anonimato. Ma quando Alice, la ragazza più bella e affascinante della scuola, invita proprio lei alla sua festa di compleanno, la sua energia contagiosa irrompe nella vita di Katherine, le restituisce la spensieratezza della sua età e la riscatta dal suo drammatico segreto. Alice diventa la sua migliore amica. All’inizio è generosa, comprensiva, trascinante. Poi si rivela sempre più egoista, persino crudele: sembra intenzionata a far soffrire chiunque la circondi. E non accetta che nessuno la metta da parte, tanto meno Katherine. Non solo perché le vuole bene. C’è qualcos’altro che vuole da lei. Anche Alice nasconde un terribile segreto. Come si supera la perdita di una sorella tanto amata? Può l’amicizia trasformarsi in odio? E fino a che punto riusciamo a perdonare le persone che amiamo?”
Katherine è una diciassettenne, ma con qualche differenza rispetto a tutte le altre. Una sera di qualche anno prima, infatti, ha assistito allo stupro e all’uccisione della sua sorella minore, mentre lei, è riuscita a mettersi in salvo e a scappare dal gruppo di delinquenti. Il senso di colpa per questo episodio la deprime e la costringe a terminare il liceo a Sydney, trasferendosi nell’appartamento di sua zia, praticamente sempre assente.
Katherine non si preoccupa più di piacere alla gente, e avere una vita sociale, non vuole amici, non vuole divertirsi, annulla la sua vita perché ogni momento positivo le ricorda che lei non merita tutto questo, che si sta godendo la vita, mentre sua sorella non ha più questa possibilità.
Nella vita di Kate irrompe all’improvviso Alice, che inizialmente sembra una boccata d’aria fresca per la nostra protagonista. Alice è spigliata, estroversa, sempre allegra e bellissima, e riporta Katherine in una vita che aveva dimenticato, fatta di feste, passeggiate, chiacchiere sul divano e uscite; ma ben presto si rivela una persona molto diversa; Alice, con il passare del tempo, dimostra un profondo disagio interiore, diventa sempre più evidente la sua natura egoista e quanto si diverta e la soddisfi far soffrire le persone.
Una volta allontanata da Alice, Kate riprende in mano la sua vita e conosce quello che diventerà l’uomo della sua vita, colui che la riporterà in vita e le darà una splendida bambina, ma non sarà così facile lasciarsi il passato alle spalle.
Katherine è un bel personaggio, ben caratterizzato e con la quale è facile instaurare empatia, veniamo a scoprire poco alla volta che cosa è successo la sera dell’omicidio, ovviamente non posso anticiparvi niente ma vi dirò soltanto che se il senso di colpa la logora così tanto, un motivo c’è.
Alice è il personaggio che ho fatto più fatica a sopportare, non si capisce bene cosa la spinga a comportarsi così, tranne che nelle ultime pagine, ma tutt’ora non riesco a spiegarmi alcuni suoi comportamenti e il suo carattere mi sembra fin troppo “forzato”.
Se dovessi dire se questo libro mi è piaciuto, la mia risposta sarebbe NI.
E’ una lettura leggera e piacevole ed è scritto bene, ma forse un po’ prevedibile (a metà libro avevo già intuito come sarebbe andata a finire), mi aspettavo un po’ più di tensione e qualche colpo di scena in più.
L’idea, nonostante tutto, è molto interessante, peccato per non averla sfruttata al massimo e con un finale che sembra un po’ frettoloso.
E’ senza dubbio un buon libro, ma forse non un buon thriller.
Adatto più ai ragazzi che a dei lettori adulti.
“Non ci sono andata, al funerale di Alice. All’epoca ero incinta e stremata dal dolore. Ma non era per Alice che soffrivo. No, all’epoca ormai odiavo Alice ed ero contenta che fosse morta. Era stata lei a rovinarmi la vita, a portarmi via le cose più belle che avessi e farle a pezzi, in milioni di pezzi che non sarei più riuscita a ricomporre. Non piangevo per Alice ma per colpa sua”
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