Titolo: Il gioco di Gerald
Autore: Stephen King
Editore: Pickwick
Data di pubblicazione: 1992
“In una casa isolata su un lago, Jessie si piega all’ennesima fantasia sessuale del marito Gerald, che l’ammanetta al massiccio letto in legno. Ma quando lei lo allontana umiliata con un calcio, l’uomo si affloscia inerte, stroncato da un infarto. Il tempo passa e Jessie, immobilizzata e dolorante, sembra destinata a una morte lenta, resa ancora più atroce dalla comparsa di un affamato cane randagio e da un’ombra misteriosa e irreale che fa capolino nella stanza…”
Da mesi, ormai, non prendevo in mano un libro di King e sì, mi mancava, perché come ormai avrete capito è il mio autore preferito.
Jessie è la nostra protagonista, ammanettata al letto da suo marito Gerald, per l’ennesimo gioco erotico che lei non trova più tanto eccitante, ma proprio quel gioco si trasforma subito in tragedia e Jessie resta lì, bloccata, senza alcuna speranza di potersi liberare. Ed è qui che comincia tutta la parte introspettiva nel nostro libro, Jessie affronterà il suo passato e le sue paure, mentre cerca di pensare ad un modo per potersi liberare dalle manette e salvarsi da morte certa.
Che dire, King riesce a scrivere una circa 400 pagine di storia interessante e piena di suspence utilizzando un solo protagonista e un solo ambiente, e solo un maestro della narrazione è capace di far ciò. La vicenda infatti, si svolge interamente nella stanza da letto nella quale Jessie è prigioniera e nella quale si confronta spesso con le sue voci interiori. Il clima fa sì che il lettore percepisca l’ansia e la paura della protagonista durante la lettura, seguendo anche i suoi pensieri e scoprendone il passato.
Chi non conosce molto bene l’autore, potrà trovare pesanti e noiosi i tratti in cui ci si dilunga sulla descrizione dei particolari, ma è uno dei tratti distintivi di King.
Non darei cinque stelle soltanto per il finale che mi ha lasciata un po’ con l’amaro in bocca e che si discosta parecchio da tutto il resto della narrazione, oltre che a risultare confuso e scritto per terminare il libro alla svelta.
Non essendo uno dei suoi tipici libri, e non essendo macabro come tanti altri, lo consiglierei comunque a chiunque.
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